Vent'anni di storia italiana (Salvateci da Satana)

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  1. Cham1020
     
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    Telegrafico riassunto degli ultimi vent’anni di storia italiana


    Se vent’anni fa ci si recava ai cancelli di Mirafiori durante gli scioperi più importanti, si trovavano “custodi della fede” di PCI e CGIL che distribuivano volantini ciclostilati che recitavano che:

    1) Andreotti era il “capo indiscusso della mafia, speriamo nelle BR”;

    2) De Mita era il “capo indiscusso della camorra, speriamo nelle BR”;

    3) Agnelli e De Benedetti erano i “porci padroni al soldo delle mafie planetarie dei Bilderberg/Trilateral che sfruttavano gli operai come schiavi quando c’era da guadagnare, poi li rifilavano in cassa integrazione allo Stato, ossia a tutti noi, quando c’era crisi…. E coi guadagni fatti prima e i soldi risparmiati dopo, compravano insieme alla P2 Il Corriere della Sera, Repubblica, Espresso, Stampa e tutta l’informazione che conta, così potevano nascondere i propri crimini camuffandoli adeguatamente….. speriamo nelle BR…..”;

    4) Romano Prodi era “il re dei boiardi di Stato, un mentecatto che fa le sedute spiritiche per sapere dove la CIA tiene prigioniero Aldo Moro, e che per la propria innaturale stupidità è stato scelto dai poteri forti come zerbino per vendere i gioielli di Stato dell’IRI alle mafie italiane (“guarda cos’ha fatto con l’Alfa Romeo…….”) ed estere, speriamo nelle BR……”

    5) La magistratura è tutta corrotta e al soldo del potere, speriamo nelle BR……. Anzi, come FIOM schediamo tutti i magistrati che ci hanno indagato, così prepariamo la strada e diamo priorità a chi ce li ammazza……”

    6) Paolo Mieli è un traditore, poiché da Potere Operaio, dagli appelli ad ammazzare Agnelli, dalla P38 andante mossa, è passato al servizio di Craxi, amico del padre, e proprio di Agnelli alla Stampa, speriamo nelle BR…..

    7) Craxi è un santo comunista che a livello locale, dovunque esistano i numeri, fa solo giunte rosse coi fratelli gemelli del PCI, ma che, abile statista e molto furbo, a livello nazionale si è distaccato leggermente dai comunisti che nessuno vuole al governo, per fare da freno allo strapotere della DC, che Dio, anche se non esiste (per ora, poi vedremo), lo benedica…..

    8) San Silvio da Arcore è il prototipo dell’imprenditore perfetto, non ha mai né licenziato né messo in cassa integrazione alcun suo dipendente, al contrario dei porci De Benedetti e Agnelli, un santo che si è fatto da solo senza l’aiuto dei poteri forti, speriamo che un giorno entri in politica per fare pulizia di tanto marcio, nel frattempo che Dio, anche se non esiste (per ora, poi vedremo), lo benedica……..

    9) Dovremmo fare anche noi un Santo Muro di Berlino che divida l’Italia marcia di De Mita, Andreotti, Agnelli, Prodi, De Benedetti, Repubblica, Corriere, Stampa, mafia e camorra, da quella sana del PCI, della CGIL, di Craxi, di Berlusconi…. Intanto però, ogni anno, ricompensiamo i migliori comunisti con viaggi-premio al Muro di Berlino “vero”…. Che Dio, anche se per ora non esiste (poi vedremo), ci benedica……

    Edited by Cham1020 - 27/2/2009, 13:30
     
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  2. Cham1020
     
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    Passa non troppo tempo, e fuori da Mirafiori gli stessi personaggi di PCI e CGIL distribuiscono volantini usciti dagli stessi ciclostili dove leggiamo sconcertati che:

    1) Andreotti non è più il capo assoluto della mafia, ma un sant’uomo che da senatore a vita vota tutto ciò che la sinistra chiede, averne più spesso di alleati così….. che Dio, che ora che i democristiani e i socialisti sono con noi, esiste, lo benedica……

    2) De Mita non è più il capo incontrastato della camorra, ma uno dei più grandi statisti della storia politica italiana, che vota tutto ciò che la sinistra chiede, e che è il punto di riferimento della “Santa Alleanza” per un sud che vuole rinascere da mafia e camorra, averne più spesso di alleati così……. che Dio, che ora che i democristiani e i socialisti sono con noi, esiste, lo benedica……

    3) Agnelli e De Benedetti non sono più i porci padroni sfruttatori e affamatori di proletari, ma sono imprenditori-modello che, per salvare la parte sana del Paese da Satana, hanno stretto un accordo con PCI e CGIL e unito le loro forze alla parte sana del Paese, soprattutto i loro media…….. che Dio, che ora che i democristiani e i socialisti sono con noi, esiste, li benedica……

    4) Prodi non è più il pagliaccio visionario zerbino di Agnelli e De Mita, corrotto svenditore di gioielli di Stato dietro lauta tangente, ma il prode condottiero che guiderà la Santa Alleanza che tenterà di salvare la parte sana del Paese da Satana….. che Dio, che ora che i democristiani e i socialisti sono con noi, esiste, lo benedica……

    5) Paolo Mieli non è più un traditore che, grazie alle “spinte” del padre su Craxi, è passato da Potere Operaio alla Stampa, dall’incitamento ad assassinare Gianni Agnelli allo zerbino di quest’ultimo, ma il più grande giornalista di tutti i tempi, che ha radunato tutta la stampa buona in una Santa Alleanza……. che Dio, che ora che i democristiani e i socialisti sono con noi, esiste, lo benedica……

    6) la magistratura non è più una congregazione di corrotti al servizio dei potenti che dobbiamo schedare per poi assassinare, ma una accolita di santi uomini il cui unico lavoro e obbiettivo è quello di salvarci da Satana….. che Dio, che ora che i democristiani e i socialisti sono con noi, esiste, li benedica……

    7) Craxi non è più un nostro fratello gemello santo ma anche furbo che a livello locale permette al PCI di governare ovunque, e che a Roma dove non esistono i numeri, detta legge allo strapotere DC, ma è il più grande ladro della storia d’Italia dall’antica Roma ad oggi (nelle 20 poltrone di Roma, ovviamente non nelle 20.000 del resto d’Italia…….., non sia mai detto…. I duri e puri, MAI….)…… speriamo nelle BR……

    8) Berlusconi non è più l’imprenditore-modello, “fratello maggiore” di ciascuno dei propri dipendenti, ma è il capo indiscusso di mafia, camorra e Ku Klux Klan…… speriamo nelle BR……

    9) Il Muro di Berlino non è mai esistito, e, se è esistito, siamo stati noi comunisti a buttarlo giù….

    10) Ora che, per recuperare le fuoriuscite dei pentiti per troppo tempo raggirati, dobbiamo raccattare tutti i cattolici democristiani, liberali e socialisti, Dio esiste, è grande, e, ovviamente, è con noi……..




    Edited by Cham1020 - 27/2/2009, 13:36
     
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  3. Cham1020
     
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    Cos’era accaduto in così poco tempo per ribaltare tutta l’Italia, la storia e la religione come un calzino?

    Era accaduto che era crollato il Muro di Berlino, e orde di compagni ipnotizzati dall’isola che non c’è, aspettavano i custodi della fede fuori dalle sezioni con i bastoni in mano dopo tanti anni di prese per il cubo.

    I geni del marketing delle masse avevano previsto per tempo la grande opportunità, e avevano iniziato a tessere la propria tela coi “vertici”, e a preparare la strada per “orientare diversamente” il popolino del muro di berlino: caduta la prima pietra, era già pronta una “Santa Alleanza” mediatico-giudiziaria che distogliesse l’attenzione del popolino con la terza media dai mille “contrordini, compagni!” verso una “missione per conto di Dio” che li facesse sentire di nuovo “importanti” per le sorti del mondo.

    In realtà si trattava solo di un ramo di un golpe internazionale volto al controllo “dall’alto” delle realtà “locali”, basato in Italia, appunto, sul totale controllo di magistratura e media.

    Sentiamo le testuali parole di Piero Sansonetti, in quel periodo di inizio golpe condirettore, insieme a Veltroni, de L’Unità:

    “Chi contava?

    I giornali.

    E nacque un’alleanza di ferro tra quattro giornali italiani: il Corriere, la Stampa, l’Unità e Repubblica.

    Il direttore dell’Unità era Veltroni, alla Stampa c’era Mauro, il caporedattore di Repubblica era Antonio Polito…..

    Ci si sentiva due o tre volte al giorno, si concordavano le campagne, le notizie, i titoli…”



    In due parole: Santa Alleanza tra i maggiori media del periodo per preparare la strada a “Mani Pulite”, con l’obbiettivo di sostituire il governo eletto dal popolo sovrano, con uno fantoccio formato, ovviamente, solo da aderenti al golpe internazionale.

    In Italia aderiscono subito tutti i comunisti per salvarsi dai coltelli dei raggirati da decenni, la sinistra DC di De Mita, Ciampi, Scalfaro e Prodi, la sinistra PSI di Giuliano Amato.

    Ma le correnti di maggioranza, che occupano già le poltrone giuste per decisione popolare, non sentono ovviamente una impellente necessità di inchinarsi ad un complotto internazionale che promette loro ciò che, praticamente, già hanno (e per di più senza “pressioni esterne”).

    Inizia quindi la “resa dei conti”.

    L’allora ministro degli interni, Vincenzo Scotti, alla presentazione del libro “L’Oro da Mosca” del giornalista Valerio Riva, ci svela quanto segue: tra la fine del 1991 e l’inizio del 1992, all’insaputa l’uno dell’altro e a distanza di pochissime settimane, il capo della polizia, quello del Sisde e Giovanni Falcone si recano al Viminale per informare il ministro degli interni di essere giunti, da diverse vie, ad individuare un “complotto internazionale” della lobby delle lobbies della grande finanza, insieme a mafia, camorra e kgb “deviato”, il cui intento è quello di “fare shopping in Italia” dopo aver sostituito, grazie ad un accordo mediatico-giudiziario, il governo “reale” con uno “fantoccio”, costituito solo da coloro che hanno aderito al “complotto”, e dopo aver fatto svalutare la lira.

    Falcone preavvisa anche Scotti che, se la consueta “guerra di diffamazione personale” inaugurata da Luciano Violante nei suoi confronti in ogni sede istituzionale non sortirà nel frattempo particolari effetti, incontrerà a fine maggio il collega moscovita Stephankov per “chiudere il cerchio”, ma che “attentati mafiosi” potrebbero arrivare prima di quella data per iniziare a destabilizzare l’opinione pubblica italiana e quindi spianare la strada ai complottisti dal punto di vista del “siluramento mediatico-giudiziario dei politici non-complottisti”.

    Vincenzo Scotti in marzo allarma quindi ufficialmente tutte le prefetture, e direttamente anche il Parlamento, ma entrambe le “istituzioni” sottovalutano l’allarme lanciato da Falcone e servizi segreti, nonostante gli attentati mafiosi si verifichino realmente e, soprattutto, nonostante i “poteri forti” inizino a spostare progressivamente le proprie pedine nello scacchiere della magistratura per farle sedere nelle poltrone “giuste”.


    Edited by Cham1020 - 27/2/2009, 13:40
     
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  4. Cham1020
     
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    Poche ore prima dell’incontro col collega russo, casualmente Falcone salta in aria a Capaci, e casualmente quella stessa sera due camion pieni zeppi di documenti escono a fari spenti da Botteghe Oscure, come accadde in tanti luoghi ed in tante occasioni del passato dalle “ambasciate russe”: gli uomini del SISDE che li stavano sorvegliando da tempo, attendono frementi l’autorizzazione alla perquisizione da settimane agognata, ma ricevono invece la notizia che il loro “capo operativo” è stato improvvisamente ed inopinatamente “silurato”…… come quello del Norad la notte tra il 10 e l’11 settembre 2001…..quindi anni di indagini vanno in un attimo a p…….

    E’ il 23 maggio 1992, e casualmente il 2 giugno numerosi esponenti di spicco del complotto denunciato in inverno da Falcone (e non solo) a Scotti, salpano da Civitavecchia sul panfilo reale Britannia per una scampagnata lontano da orecchie indiscrete……..

    Casualmente, i servizi segreti intercettano una comunicazione dal Britannia alla Procura di Milano, e ancor più casualmente il giorno dopo Maurizio Losa dal TG1 ci informa che molti “pezzi da novanta” anticomplottisti del governo in carica, Craxi compreso, sono appena stati iscritti nel registro degli indagati……

    Craxi si era sempre lamentato del potere assoluto del suo grande amico Giuliano Amato nelle “questioni economiche del PSI”, e il grande amico Giuliano Amato si era sempre vantato che “non si muovesse foglia” in tutte le questioni “di denaro” del PSI, se prima non ci fosse stata la propria autorizzazione, però Craxi per la Santa Alleanza della magistratura coi 4 maggiori quotidiani del Paese, improvvisamente diventa il più grande ladro tangentaro della storia d’Italia, mentre contemporaneamente Giuliano Amato diventa miracolosamente il presidente del consiglio di un governo fantoccio che……. tenterà di salvare l’Italia dalle tangenti e quindi da Craxi……. Misteri della fede……..

    Venti minuti dopo che Giuliano Amato ha miracolosamente ricevuto l’incarico di salvare l’Italia dalle tangenti di Giuliano Amato, la banca d’affari internazionale più rappresentata sul Britannia si sente miracolosamente costretta ad annunciare al mondo intero che i titoli di stato italiani, da lei stessa applauditi e consigliati al mondo pochi mesi prima, ora che l’italica economia è leggermente migliorata, sono miracolosamente divenuti inaffidabili…….

    Perché inaffidabili, la stampa specializzata chiede a gran voce?

    “Perché l’Italia non privatizza i suoi gioielli di Stato……….”, è la risposta dei lupi di mare del Britannia…..

    Gli esperti del settore ridono di gusto a tanta imbecillità, ma le altre banche presenti sul Britannia iniziano a svendere tonnellate di titoli di Stato italiani.


    Edited by Cham1020 - 27/2/2009, 13:47
     
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  5. Cham1020
     
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    Il Bilderberg storico Giuliano Amato annuncia al Paese di volergli tanto bene da sentirsi costretto a pagare una follia la consulenza delle 3 maggiori banche d’affari del Britannia per “farci uscire vivi dalla crisi”, e manda questi gentiluomini guidati da Soros a dettare ordini all’altro Bilderberg storico Carlo Azeglio Ciampi (incoronato a Stresa dai vertici della mafia planetaria), in quel momento, casualmente, numero uno di BANKITALIA.

    Dall’azione congiunta di tanta genialità italo-rotschildiana, scaturisce la perdita, tra “diretto” e “indotto”, di oltre 100.000 miliardi di vecchie lire di quasi vent’anni fa, l’uscita della nostra moneta dallo SME, e la sua conseguente, pesante svalutazione…… casualmente a quel punto la maggioranza bulgara delle “privatizzazioni” finisce a società straniere……. Che risparmiano prima il 25-30% per la svalutazione, poi almeno altrettanto per una “sottovalutazione” di consulenti geniali come tal Romano Prodi……

    L’informazione, radunata intorno all’ex “ammazza Agnelli/De Benedetti” Paolo Mieli, “copre” il tutto con migliaia di titoloni sull’eliminazione mediatico-giudiziaria di chi non aderisce al complotto, quella ridicola farsa che qualche povero di spirito continua a chiamare “Mani Pulite”.

    Antonio Polito, come detto uno dei “4 dell’Ave Maria” della Santa Alleanza, scrive testualmente:

    “ …Certo, Craxi non aveva torto quando diceva di sentirsi accerchiato… c’era un vuoto, i partiti pesavano pochissimo, il governo era altrettanto debole, perse in pochi mesi una decina di ministri che si dimettevano subito, appena ricevuto l’avviso di garanzia, anche per le nostre campagne di stampa………….

    La dimostrazione più evidente di quel patto si è avuta col decreto Conso.

    Certo, l’uomo era specchiato, l’oggetto era tentatore e l’idea nemmeno campata in aria: la soluzione prevedeva che i politici coinvolti in Tangentopoli se ne andassero subito a casa.

    Però decidemmo insieme di ostacolare quel decreto, di ostacolare la soluzione politica.....

    E non fu difficile……. In quel clima ci bastava scrivere “decreto salvaladri”, e il gioco era fatto……

    Non c’era potere politico che potesse contrastarci…

    In quel vuoto abbiamo interpretato e qualche volta indirizzato l’opinione pubblica.

    Facemmo quel patto proprio perché il nostro peso era enorme…”.



    Per coloro, magari stranieri, che non conoscono bene la lingua italiana, traduco brevemente: Mieli si vanta di incontrarsi 2-3 volte alla settimana con Di Pietro, comunque sempre almeno il sabato mattina a colazione, insieme concordano chi “asfaltare” e chi “salvare”, Mieli si sente 3-4 volte al giorno con i numeri uno degli altri 3 quotidiani della Santa Alleanza per concordare titoloni esplosivi per condannare preventivamente qualcuno (non importa se innocente) e assolvere preventivamente altri (non importa se colpevoli), ma guai mai se qualcuno osa proporre una “asfaltatura democratica a 360 gradi dei tangentari”, perché i primi a saltare sarebbero ovviamente proprio i loro padroni……………………


    Edited by Cham1020 - 27/2/2009, 14:00
     
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  6. Cham1020
     
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    E così accadde che, quando nell’autunno 1993 vennero fissate le elezioni politiche per il successivo marzo 1994, sulla scena politica erano rimasti solo i complottisti al gran completo (perché “intoccabili”), più Bossi e Fini “che non se li voleva nessuno”……

    A quel punto, col consueto grave errore di valutazione sulla reale scolarizzazione degli italiani, a Botteghe Oscure e in Via Solferino si accolse quasi con sollievo la “discesa in campo” di chi era miracolosamente riuscito a riunire sotto le proprie ali “quelli che non se li voleva nessuno”, poiché tale “miracolo” pareva dare un minimo di credibilità alle elezioni-farsa scaturite dall’intoccabilità di un Di Pietro che, nonostante statisticamente sbagliasse il 70-75% dei propri teoremi, continuava ugualmente ad arrestare impunemente tutto e tutti……


    Ma il 27 marzo 1994 accade l’impossibile: a forza di esaltare le doti umane e di imprenditore di San Silvio da Arcore, CGIL e PCI hanno talmente “innalzato” la notorietà del “Cavaliere Nero”, che quest’ultimo asfalta la “gioiosa macchina da guerra” alle politiche.


    Non passa nemmeno una settimana, che il presidente di Banca IMI (a quei tempi ancora “statale” e come sempre in mano ai “poteri forti” del paese) si presenta al Bilderberg storico Oscav Luigi (in qualità, oltre che di presidente della repubblica, di presidente del csm) per presentargli un esposto miracoloso.

    Perché “miracoloso”?

    Perché, come vedremo, Banca IMI nel processo noto come “IMI-SIR(/Rovelli) ha per anni palesemente corrotto tutti i magistrati dei vari gradi di giudizio per ottenere uno “sconto” di una inevitabile pena, ottenendo alla fine un “quasi-dimezzamento” (economico) della pena stessa, proprio un paio di mesi prima dell’inaspettata vittoria di San Silvio istantaneamente divenuto Satana Origine di Tutti i Mali.

    E ora, mentre ancora nei “piani alti” della banca si festeggia il risultato di tanta corruzione di magistrati, si manda il presidente della banca da Oscav con un esposto che ipotizza corruzione di magistrati realizzata dalla parte avversa=danneggiata dal dimezzamento finale (……………..), guidata occultamente, non ci crederete mai, da Satana Origine di Tutti i Mali…….

    Oscav Luigi trasmette l’esposto alla magistratura competente, e lo manda in copia a Bossi minacciando di coinvolgerlo nel caso in cui “voti la fiducia” al “Santo da Arcore” istantaneamente trasformatosi in “Satana Origine di tutti i Mali”.

    Bossi temporeggia per alzare la posta del “tradimento”, e quindi intanto vota la fiducia a Satana, poi si mette alla finestra e aspetta proposte dal Quirinale.

    Poche ore dopo il voto di fiducia, Remigio Cavedon, ex Direttore de “Il Popolo” ed ex consigliere personale di Oscav, per altri motivi si reca in visita al Quirinale, e, come vedremo tra breve, in una lunga, amichevole chiacchierata, viene informato da Scalfaro che esiste già un complotto mediatico-giudiziario per mandare a casa Satana Origine di tutti i Mali, che vi partecipano tutti i ”poteri forti”, tutta la vecchia politica, tutta la magistratura, tutta l’informazione e pure tutte le forze dell’ordine, compreso il capo nazionale della polizia, Parisi, amico fidato dello stesso Cavedon…………………….

    L’ex direttore del Popolo viene anche informato che “si sta lavorando ai fianchi” di Bossi, che il ribaltone è già cosa fatta, e che Satana non vincerà mai e poi mai le successive elezioni, poiché la magistratura si sta inventando qualcosa per spazzarlo via per sempre…….

    Scalfaro, come stiamo per vedere, lo informa anche che la motivazione di gran lunga più importante di questa “compattezza” del fronte anti-Satana, riguarda gli interessi di tutti i partecipanti alla “Santa Alleanza antiSatana” nei confronti di alcuni mega-affari dell’IRI, dove Satana sta già scoperchiando qualche pentola molto rischiosa.

    Infatti Satana, appena ricevuta la fiducia, ha affidato la guida della Commissione Antimafia alla toga più rossa dell’universo, e questa, già a suo tempo collaboratrice esterna di Falcone e Borsellino nel Pool antimafia, seguendo il filo delle ultime indagini dei due colleghi saltati in aria, ha già scoperto la truffa del secolo, 200.000 miliardi di tangenti tra “diretto” ed “indotto” legati alla TAV, finiti a mafia, camorra, grande finanza, cooperative rosse e uno stuolo di politici, il 100% dei quali, casualmente, si sta proprio in quei giorni stringendo intorno alla “Santa Alleanza per Prodi” che salverà la povera Italia da Satana Origine di tutti i Mali.


    Edited by Cham1020 - 27/2/2009, 14:04
     
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  7. Cham1020
     
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    In tale ottica, come vedremo meglio in apposito capitolo, il governo-fantoccio scaturito dalla follia della procura delle banane e dall’inettitudine degli italiani (che solo ora, a distanza di tanti anni, si stanno riscattando…. E con gli interessi, a giudicare dalle ultime tornate elettorali…..), con una seduta straordinaria in notturna a fine anno, firma in extremis un provvedimento che aggiri/raggiri una legge europea sulle “grandi opere”, che poche ore dopo sarebbe entrata a tutti gli effetti in vigore.

    Tale provvedimento europeo, prevedeva che per tutte le “grandi opere” di ciascuno dei Paesi membri, come la TAV, fosse realizzata un’asta aperta alle società, appunto, di tutta l’Europa Unita, ma questo avrebbe complicato pesantemente la successiva spartizione già decisa delle tangenti, quindi il provvedimento preso in extremis passò il “potere decisionale” all’IRI, nella persona, scoprì la Commissione Antimafia, di Romano Prodi, che, per essere sicuro di non sbagliare nella scelta dei “contractors” cui affidare i lavori della TAV (si sa mai gliene scappasse, per distrazione, anche uno solo non mafioso…..), commissionò una colossale consulenza al Romano Prodi di Nomisma, che riuscì nella miracolosa impresa di scegliere solo ed esclusivamente società appartenenti al complotto, molte delle quali non possedevano nemmeno operai ed attrezzature per poter eseguire i lavori per i quali stavano ricevendo decine di migliaia di miliardi di vecchie lire (dei primi anni ’90……).

    A quel punto, come stiamo per vedere, la Commissione Antimafia scoprì che già Falcone aveva individuato, grazie anche a mega-dossier dei reparti speciali di Carabinieri e Guardia di Finanza, lunghe catene di subappalti che passavano sempre e comunque da società di mafia e camorra, per finire, con mediamente solo il 10-20% dei soldi iniziali, in cooperative rosse che, oltre che partecipare alla spartizione, nemmeno rispettavano le regole sul lavoro per i propri operai…… e che, con i pochi soldi rimasti dopo tutta la catena di subappalti, nemmeno riuscivano a fare un terzo dei lavori commissionati…… e quindi battevano cassa verso Roma……

    Non solo: la toga più rossa del mondo, plurieletto nelle fila di PCI/PDS, scopre che il 100% dei politici che hanno messo le mani in pasta nella truffa del secolo, si sta in quel momento radunando nella “Alleanza per Prodi” che doveva salvare l’Italia da Satana….. e che il “distributore di tangenti” dell’affare TAV, il banchiere italo svizzero Pierfrancesco Pacini Battaglia, si era salvato per ben due volte in poco tempo dalla galera, prima per l’affare-Cooperazione, poi per la TAV, solo perché Antonio Di Pietro era intervenuto con minacce verso la Procura di Roma prima per evitargli due volte le sbarre, poi per “ripulire” due volte il dossier del tangentaro preferito di mafia e camorra, quindi “riverginarlo” due volte per potergli permette di distribuire più tranquillamente le tangenti……

    Casualmente, fino a quando a Palazzo Chigi siede Satana Origine di Tutti i Mali, il lavoro della Commissione Antimafia e dell’ex giudice senatore PCI/PDS procede spedito e senza ostacoli, casualmente dopo il ribaltone la Commissione viene congelata e si impedisce alla Toga più rossa del mondo di discuterne la Relazione Finale, poiché dopo tale atto, il documento “passerebbe alla storia” come “documento ufficiale dello Stato” con sopra scritto che il 100% dei malfattori e criminali appartiene al nuovo schieramento compatto anti-Satana che si prepara alle elezioni del 1996.

    Elezioni alle quali la toga più rossa del mondo si presenterà nonostante le minacce di Violante e D’Alema (attraverso il proprio braccio destro Bargone), e verrà trombato nel proprio seggio-sicuro poiché mafia, camorra e compagni di partito minacceranno amici, parenti e conoscenti dell’ex giudice (mille denunce giacciono ancora senza seguito….), costringendolo addirittura a trasferire molto lontano la propria famiglia…. Al magistrato rimarrà quindi il tempo di riassumere la Relazione Finale della Commissione Antimafia “congelata” dalla mafia rossa in un libro, che lo stesso autore presenterà in anteprima e di persona al nuovo presidente del consiglio (e proprio a Palazzo Chigi), il quale avrà un collasso dal quale, per la sfortuna di 60 milioni di italiani, verrà salvato in extremis da Beniamino Andreatta….


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    Corruzione ad Alta velocità







    Edited by Cham1020 - 27/2/2009, 14:11
     
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  8. Cham1020
     
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    In attesa che Prodi, Di Pietro, D’Alema o Violante denuncino per diffamazione chi li ha dipinti nel proprio libro come zerbini della mafia a Roma (cosa non ancora avvenuta a quasi 13 anni da quel collasso…..), continuiamo a descrivere la storia degli ultimi vent’anni dell’Italia per grandissime linee, per poi approfondirla punto per punto.

    Con tanta posta in palio, giustamente Oscav&C. , dopo aver perfezionato il ribaltone, perfezionano anche il lato mediatico-giudiziario del golpe: occorre inventarsi qualcosa di vagamente credibile da “pompare” attraverso la stampa (affinchè questa arrivi dove la giustizia non potrà mai), quindi si pone l’attenzione sui punti deboli del “clan di Satana”, ossia su quelle persone che fanno parte dell’entourage, ma sono ricattabili.

    L’occasione ghiotta è una squallida affarista fallita, falsa contessa, falsa vedova, falsa esperta giocatrice ai casinò, che dopo decine di “affari” finiti male (e un tentativo di truffa anche ai danni del principe di Monaco…..), si ritrova a frequentare una sera sì e l’altra no i casinò più vicini a Milano nella speranza di trovare come pagare i debiti, ma che dopo aver fallito pure lì, si è ridotta a rubare le vincite altrui……………

    Scoperta e quindi rincorsa non solo da creditori, ma anche da polizia, carabinieri, addetti dei casinò e compagnia bella, la falsa-tutto si inventa anche falsa esperta d’arte, apre una galleria in Montenapoleone, e quindi si inventa falsa derubata di 2 opere mai registrate, per poter riscuotere l’assicurazione stipulata coi Lloyd’s inglesi (per oltre due miliardi di vecchie lire), ma anche l’ultima trovata le va male, e questa volta tutti i creditori decidono il colpo finale…… ma poche ore dopo la sentenza che le chiude l’ultima truffa e le apre le porte del carcere, viene contattata da uno “007” della polizia, e, casualmente, tutti i mastini che la rincorrono improvvisamente cadono in letargo………

    La falsa-tutto, ora anche falsa-confidente di polizia con lo pseudonimo “Olbia”, non è però evidentemente prolifica nell’inventarsi qualcosa sugli angeli di Satana, quindi qualche mese dopo, nel luglio 1995, arriva la “sferzata”: uno sconosciuto giornalista, per motivi sconosciuti dedica un intero articolo su un noto quotidiano alla falsa-tutto, mettendo in piazza tutti i suoi fallimenti e le sue truffe, e il giorno dopo, casualmente, la falsa-tutto diviene ufficialmente confidente della Boccassini con lo pseudonimo di “Omega”…… e i creditori scompaiono per sempre, soddisfatti (di cosa?......)……

    Ed ecco che la falsa-tutto si ricorda improvvisamente di tutti i particolari di situazioni di 7-8 anni prima, dei quali per 7-8 anni si era completamente dimenticata causa tremenda amnesia…..

    Particolari nessuno dei quali, ad un riscontro oggettivo dei fatti, può essere reale…… morti che riscuotono tangenti, custodi che non sono mai esistiti, campetti di calcio che non sono mai esistiti, tribune spettatori che non sono mai esistite, club per soli uomini frequentati prevalentemente da donne, micro borsette che contengono agevolmente buste e mazzette 5-6 volte più grandi di loro, partecipanti a feste sul Tevere che quel giorno erano in Canada, o che, presenti, non ricordano però la presenza della “testimone” (nonostante si dica sia molto gnocca e molto brava all’orale….), e via dicendo…..


    La Boccassini, forte di questo deserto probatorio, si rivolge ad un primo gip per ottenere l’autorizzazione a pedinare ed intercettare due presunti partecipanti a queste “situazioni impossibili”, uno dei quali noto e stimato (e ultrasettantenne) giudice romano, Renato Squillante, ma ovviamente il gip le ride in faccia di gusto e la manda a raccogliere pomodori.

    Ma La Rossa è in missione per conto di Dio, quindi non si deprime, e va a pescare dalla giustizia civile (…….) un inespertissimo gip, al secolo Alessandro Rossato, e lo costringe ad accontentarsi del nulla per firmare qualunque autorizzazione.

    Dopo mesi di intercettazioni e pedinamenti, La Rossa riesce solo ad intravvedere un impercettibile sospetto che i due pedinati/intercettati evadano (in Svizzera) un po’ di tasse sui propri introiti lavorativi, ossia uno zero assoluto che costerebbe alla Boccassini e al gip zerbino il posto e la carriera, avendo violato tutti i più fondamentali diritti di un noto e stimato magistrato romano sulla base del nulla assoluto.

    Ai due fuorilegge del Fort Apache di Milano non rimane che il colpo della disperazione: La Rossa fa mettere una cimice di 2 metri per 4 in un posacenere di un bar romano, il Tombini, dove Squillante deve incontrare alcuni avvocati per una causa che sta seguendo, il barista, che di nome non fa Ray Charles, scopre la cimice, il giudice Squillante indaga e scopre che “gliel’ha messa” la procura di Milano, che lo sta indagando, senza alcun successo, su presunte, ripetute corruzioni per conto di Satana.

    Nessuno nell’ambiente capisce dove voglia arrivare una Boccassini ad un passo dalla galera, ma dopo pochi giorni il colpo di scena: la procura delle banane chiede al gip zerbino l’arresto di Squillante, poiché, a suo dire (......), pochi giorni dopo aver scoperto al bar Tombini di essere pedinato ed intercettato da mesi senza successo dai bananari per presunta corruzione, sarebbe entrato in un secondo bar, il Mandara, e avrebbe confessato pubblicamente ad alta voce davanti a mille persone all’ora di pranzo tutto ciò che in mesi e mesi di precedenti pedinamenti e intercettazioni, anche nooturne, non gli sarebbe mai sfuggito, ossia di essere veramente a libro paga di satana, di aver portato i miliardi in Svizzera per i figli, e di essere prossimo a scappare ai Caraibi perché la Boccassini ha scoperto tutto……………………………. Il tutto registrato su nastro…….. :D :D :D :D :D :D :D :D :D :D :D


    Il gip accetta la richiesta con una ordinanza di arresto che, come visibile in copia faxata a questa pagina http://ripley.forumfree.net/?t=34251158 , ammette che fino a un minuto prima di questa pubblica confessione non esisteva assolutamente nulla contro Squillante, ma che questo “gran finale” rappresentava la “chiave di volta” per spiegare tutto “all’indietro”……………………………….

    Quindi è scontato che Squillante venga incarcerato anche se ultrasettantenne, poiché ha confessato tutto davanti ad un registratore…...

    Ovviamente tutti nell’ambiente si rotolano dalle risate…..

    Si parla di un noto magistrato con oltre 40 anni di esperienza alle spalle, che 5 minuti dopo aver scoperto di essere pedinato e “intercettato” in un bar dalla Boccassini per “ripetute corruzioni”, ma che “non è stato trovato assolutamente nulla”, esce dal primo bar e si fionda in un secondo adiacente per confessare davanti a mille avventori che addentano panini all’ora di pranzo, che tutto ciò che non è mai emerso, nella realtà è proprio vero………………….. ma robe da matti…….

    E infatti nell’ordinanza di arresto, il gip-zerbino Alessandro Rossato afferma di aver ascoltato mille volte il nastro della registrazione della piena confessione, ma poi aggiunge che, per “motivi di privacy”, non ritiene opportuno che il contenuto del nastro stesso venga portato inizialmente agli atti………….. :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:

    In due parole ci dice “fino a quando non finiranno le elezioni, fidatevi di me, che l’ho ascoltato mille volte, Squillante confessa chiaramente….. rassegnatevi tutti….. Berlusconi è finito……”

    E ce lo dice anche Mieli dalle colonne del Corriere, sulle quali compaiono giorno dopo giorno “virgolettati” tratti dal nastro………………………..

    Siamo a metà marzo 1996, la Santa Alleanza mediatico-giudiziaria martella “chi può essere così stupido da votare un losco personaggio corruttore di magistrati?....”, il CSM, pur sollecitato in Italia e in Europa a richiedere alla Boccassini di portare agli atti il nastro, ovviamente non lo fa fino ad elezioni politiche concluse, Prodi le vince non di molto nonostante Bossi si presenti da solo, il CSM attende l’occupazione di tutte le poltrone che contano da parte dei propri compagni di merende, quindi chiede con ritardo di oltre 3 mesi alla Boccassini cosa ne sia del nastro….. e la Boccassini risponde via fax (……..) che non esiste alcun nastro, poiché al bar Mandara il registratore si è inceppato e non è mai partito………………………………………………………………………

    Solo 6 anni dopo, in una splendida udienza del processo “Boccassini contro Sgarbi”, il gip zerbino Alessandro Rossato confermerà in aula sotto giuramento di non aver mai ovviamente visto né sentito il nastro, e di aver riportato nell’ordinanza che diede il via alle danze golpiste, solo ed esclusivamente il contenuto di un pizzino fattogli recapitare personalmente dalla Boccassini………………….

    Boccassini, Rossato e Mieli in galera per aver millantato l’ascolto di un nastro che non è mai esistito, e che è costato la galera ad un noto, anziano e stimatissimo magistrato?

    Macchè, siamo mica in Svizzera……. Tutto avanti come se niente fosse, il golpe mafioso continua….. e i fuorilegge di cui sopra continuano a guidarlo dalle proprie roccaforti……

    Ma dalle ultime tornate elettorali pare proprio che i coglioni senza se e senza ma siano in rapida estinzione…… a questo punto, forse nemmeno il tanto agognato arresto di Satana potrebbe impedire tale fortunato epilogo……..




     
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  9. Cham1020
     
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    “procedimento 1049/99, Boccassini contro Sgarbi” presso il Tribunale di Brescia, udienza dell’8 novembre 2002, testo integrale:


    Domande del presidente:

    DOMANDA: Dottor Rossato, io, lo dico anche a lei, ho limitato estremamente il tema decidendomi in questo senso.
    Nel senso che lo dico anche per tranquillizzare anche lei sotto questo profitto.
    Cioè, noi parliamo di una situazione che non attiene alla presunta falsità di verbali redatti dalla Polizia Giudiziaria, ma, il tema decidendum è semplicemente l’utilizzabilità processuale
    che è stata fatta della conversazione presso il bar Mandara, trascritta, e solo di quella, non della parte registrata, solo della conversazione trascritta a mano dall’ufficiale di P.G.
    Quindi, lei dovrà rispondere solo su questo. Avrò cura che qualunque altra domanda non venga svolta.

    RISPOSTA: Sì, sì, sì, grazie.

    INTERVENTO DEL GIUDICE: Avvocato Pino, si attenga ai limiti e tenga conto che la dottoressa Boccassini è già stata sentita. Quindi, cerchi di abbreviare il tempi.


    Esame dell’avvocato difensore:

    DOMANDA: Lei è stato destinatario di una richiesta di custodia cautelare da parte della Procura nel processo 9570/95?

    RISPOSTA: Sì, certamente. Non ricordo esattamente la data, se il 7, 8 marzo del 1996. L’ordinanza, se non ricordo male, è stata emessa il giorno 11 marzo del 1996, eseguita la mattina del 12 marzo.

    DOMANDA: Nell’ambito della sua ordinanza, lei ha avuto modo di
    valutare delle intercettazioni telefoniche ed ambientali?

    RISPOSTA: Sì, numerose.

    DOMANDA: Al momento dell’emissione dell’ordinanza…

    RISPOSTA: Al momento dell’emissione dell’ordinanza.

    DOMANDA: Con particolare riferimento alle seconde, alle ambientali, lei?

    RISPOSTA: Aspetti, ho detto numerose le telefoniche, ambientali erano pochissime.

    DOMANDA: Perfetto. Per ciò che attiene alle ambientali, lei ricorda se
    ebbe modo, in occasione dell’emissione dell’ordinanza, di
    vagliare una intercettazione avvenuta presso l’esercizio commerciale
    denominato «bar Mandara», in Roma?

    RISPOSTA: Allora, rispondo dopo sei anni, quindi consapevole di
    tutto ciò che è successo nei sei anni che sono trascorsi. Io esaminai
    un – al momento lo chiamo atto, perché mi è nota e vi è
    nota la discussione che si è creata su questa vicenda – un atto
    in cui si riportava una conversazione intervenuta, al bar Mandara,
    tra il dott. Squillante e il dott. Misiani.


    Domande del giudice:

    DOMANDA: Questo atto com’era fatto?

    RISPOSTA: La conversazione veniva portata a mia conoscenza, per
    quello che mi ricordo, attraverso due atti: una relazione di servizio
    dell’ispettore, non vorrei sbagliare la qualifica, dell’ispettore Ragone della Polizia di Stato, in cui si narravano le modalità con cui si era arrivati al bar Mandara, perché i due, il dott.
    Squillante e il dott. Misiani…

    DOMANDA: Erano stati pedinati.

    RISPOSTA: Il dott. Squillante era pedinato – per quello che mi
    ricordo, non vorrei commettere degli errori – era stato pedinato.
    Si dava atto che era stato pedinato e, se non ricordo male
    – però, non vorrei appunto sbagliarmi – si dava atto che era
    stata registrata una telefonata del dott. Squillante in cui diceva
    che si sarebbe dovuto incontrare con qualcuno e, per questo
    motivo, il pedinamento, diciamo così, era diventato ancora più,
    come posso dire, più attento, se posso usare questa espressione.
    Vengono visti, i due personaggi, entrare al bar Mandara …
    «Relazione di servizio Ragone» in cui mi si descrivono questi
    antefatti e mi si dice che la conversazione, adesso, se avete la
    relazione, è importante la lettera della relazione di servizio.
    Perché io non ricordo la frase immediatamente antecedente.


    Esame dell’avvocato difensore Pino:

    DOMANDA: È tutto… in atti, se vuole la esibisco.

    RISPOSTA: Mi farebbe una cortesia. Quello che mi ricordo con certezza,
    perché ex post ho dovuto leggermela e rileggerla cento
    volte, si diceva, la conversazione, mi corregga se la mia
    memoria è sbagliata, la conversazione è stata anche registrata.
    Domande del giudice:

    DOMANDA: È stata registrata in tutto, in parte?

    RISPOSTA: Questo non mi veniva detto.

    DOMANDA: Va bene.

    RISPOSTA: Se può servire, diciamo così, la conoscenza esatta dei
    fatti, per quello che mi riguarda è, cioè, l’esatta dinamica degli
    svolgimenti non è emersa subito e, per quanto ne so io – e io
    l’ho saputo, addirittura a settembre di quell’anno – per
    quello che ne so io è stata l’esatta dinamica dei fatti, è stata
    scoperta, non vorrei sbagliarmi, tra maggio e luglio di quell’anno.
    Quando dico esatta dinamica, intendo dire questo: è
    emerso dopo la emissione dell’ordinanza di custodia cautelare,
    e non ero a conoscenza nel momento in cui ho firmato il provvedimento,
    che in realtà, e questo risulta, sempre se non
    ricordo male, perché dopo sei anni potrei sbagliarmi, da due o
    meglio, forse un verbale di interrogatorio dell’ispettore
    Ragone qua a Brescia e dall’audizione dell’ispettore Vardeu, e
    credo anche dell’ispettore Ragone al Consiglio Superiore.


    INTERVENTO DELL’AVVOCATO DIFENSORE PINO: Solo il primo al Consiglio
    Superiore, solo Vardeu.
    […]


    Riprende l’esame dell’avvocato difensore Pino:

    DOMANDA: Stava dicendo: «Ho scoperto la reale dinamica».

    RISPOSTA: La reale dinamica. Perché il registratore che non funzionava, tutte questa cose qua…

    DOMANDA: Perché usa il termine «ho scoperto»?

    RISPOSTA: Perché nella relazione Ragone non mi si diceva. Cioè, mi
    si diceva solo: le persone si sono incontrate, hanno incominciato
    a parlare, la loro conversazione è stata anche registrata.
    Punto. Per me finiva lì. Dopodiché ho l’atto redatto… dal vice
    ispettore Vardeu, che ha quel contenuto che ho riportato nell’ordinanza
    di custodia cautelare. Cioè, inizia con un discorso
    che non c’entrava con l’indagine, perché era la possibilità per il
    dott. Squillante di candidarsi. Compaiono nomi di politici
    anche attualmente in Parlamento e poi si entra nel vivo,
    diciamo così, dei vari fatti.

    DOMANDA: Io, signor presidente, chiedo l’autorizzazione di potere
    esibire al teste la relazione di servizio a cui ha fatto appena riferimento.


    INTERVENTO DEL GIUDICE: Mi può dire il numero del documento?

    INTERVENTO DELL’AVVOCATO DIFENSORE PINO: Si tratta del documento
    n. 18 prodotto dalla difesa. (Viene mostrato al teste il documento n. 18 prodotto dalla difesa.)


    Domande del giudice:

    DOMANDA: Prego!

    RISPOSTA: Questa è l’annotazione di servizio Vardeu, sì.

    DOMANDA: Lei aveva sotto mano questa, ha visto questa?

    RISPOSTA: Sì.


    Riprende l’esame dell’avvocato difensore Pino:

    DOMANDA: Volevo fare una domanda su questo punto. Lei ha avuto
    sotto mano anche la relazione dell’ispettore Ragone?

    RISPOSTA: L’ho detto. Un momento, questa è la memoria che ho io,
    perché devo fare, in un certo senso, una premessa: ricostruire
    dopo sette anni un meccanismo di memoria.


    Domande del giudice:

    DOMANDA: Dott. Rossato, va benissimo, quella che è la sua
    memoria di oggi va benissimo, andiamo avanti.

    RISPOSTA: Per quel che è la mia memoria, sì.


    Riprende l’esame dell’avvocato difensore Pino:

    DOMANDA: Prego!

    RISPOSTA: Per quello che è la mia memoria, Ragone e Vardeu.

    DOMANDA: Quando nell’ordinanza da lei emessa, a pag. 25 io leggo:
    «La chiave di volta per illuminare l’intera vicenda è costituita
    dalla conversazione, intercettata il 2 marzo 1996 alle ore
    12:00, all’interno del bar Mandara tra Squillante e il magistrato
    individuato della Polizia», lei a che cosa allude?

    RISPOSTA: Allora, quando io redigo, sottoscrivo l’ordinanza, ho ben
    presente di avere autorizzato intercettazioni ambientali, anche
    in luoghi pubblici, tra il dott. Squillante, per quello che ci
    riguarda oggi, l’avvocato Pacifico – non ci riguarda oggi, ma
    faceva parte dell’autorizzazione – anche in luoghi pubblici,
    appunto, tra Squillante e terze persone attinenti fatti di indagine.
    Non vorrei ricordare male, ma la mia autorizzazione originale
    era del 17 gennaio 1996. Posso sbagliare la data, era
    comunque un venerdì, tant’è che la prima intercettazione viene
    fatta la domenica mattina al bar Tombini. La domenica pomeriggio,
    immediatamente, io l’ho scoperto tramite il televideo
    che era successo una specie di putiferio, perché si era scoperta
    una cimice al bar Tombini. Quindi io, poi, ho firmato delle proroghe
    di intercettazione ambientale. Quindi io, quando firmo
    quella ordinanza, so benissimo di avere autorizzato intercettazioni,
    anche ambientali, nei confronti del dott. Squillante e di
    Pacifico – che oggi non ci riguarda. Quindi, quando mi vedo
    scritto che la conversazione è stata anche registrata, io mi
    immagino di essere di fronte ad un fenomeno che, sul piano
    giuridico, chiamiamo intercettazione. Cioè, del fatto che una
    persona, in qualche modo, mette un registratore, una microspia,
    quello che è, in un certo luogo e intercetta queste persone.


    Domande del giudice:

    DOMANDA: Benissimo, è stato chiaro, abbiamo capito tutti. Dobbiamo
    limitarci, continuo a dirlo, sull’utilizzazione processuale.
    Ha chiarito questo punto.

    RISPOSTA: Quindi, per me, era un’operazione di intercettazione
    quella.

    DOMANDA: Eravamo nel contesto di una intercettazione.

    RISPOSTA: Che io sapevo di avere autorizzato.


    Riprende l’esame dell’avvocato difensore Pino:

    DOMANDA: A pag. 21 dell’ordinanza, le leggo proprio un pezzettino:
    «Questo è il quadro in cui si inserisce la conversazione al bar
    Mandara che avviene, che è tra lo Squillante e uno dei magistrati
    che, tra virgolette, “interrogarono” il dott. Greco. Di
    seguito la trascrizione integrale della conversazione del giorno
    2 marzo 1996 alle ore 12:00».
    RISPOSTA: Sì.


    DOMANDA: Su questo le faccio una domanda: quanto lei riporta?

    RISPOSTA: Io riporto tutto l’atto di Vardeu.

    DOMANDA: Riporta tutto l’atto di Vardeu?

    RISPOSTA: Sì.

    DOMANDA: Voglio sapere questo: lo riporta perché era stato anche
    registrato e lo considera tale perché era stato anche registrato?

    RISPOSTA: Il punto è questo: ovviamente a quello che dico adesso
    sono arrivato ex post, perché, al momento, io avevo una convinzione
    assoluta.

    DOMANDA: A me interessava quella del momento, dott. Rossato. Io
    voglio sapere, al momento, quando lei ha fatto questa trascrizione e mi scrive: «La trascrizione integrale della conversazione
    ».

    RISPOSTA: Al momento in cui io scrivo l’ordinanza, ho nella mia
    mente questo quadro: due persone parlano, un’altra scrive e
    registra. Quello che non sapevo io, e si è scoperto solo – e tra
    l’altro se leggete bene gli atti [del] CSM, qualche consigliere
    [del] CSM non aveva capito neanche lui – quello che non
    sapevo è che un poliziotto…

    DOMANDA: Neanche la Cassazione l’ha capito.

    RISPOSTA: Ecco, un poliziotto, quando fa un’intercettazione ambientale,
    poi non torna, come invece credevo, in Commissariato, in
    Caserma, in ufficio, quello che è: se la risente e stende la sua
    annotazione. Perché tutto è con annotazione. Quindi, io ero
    convinto che avesse sentito, avesse registrato, risentendosi la
    registrazione non c’era difformità tra quello che lui aveva sentito
    e quello che aveva registrato. Per questo che io andavo,
    diciamo così, tranquillo che si trattasse di una intercettazione a
    pieno titolo.

    DOMANDA: Un ultima domanda, dott. Rossato: dopo l’emissione
    dell’ordinanza, lei ebbe modo di interloquire sul contenuto
    della medesima? Nel periodo immediatamente successivo,
    intendo. Ebbe modo di interloquire sul contenuto dalla medesima
    con qualcuno dei pubblici ministeri che si occuparono
    della richiesta?

    RISPOSTA: Non ho capito la domanda.

    DOMANDA: Se ebbe modo di parlare di questa questione, con i pubblici
    ministeri, i firmatari che si occuparono della richiesta di
    custodia cautelare, e se ebbe modo di interloquire sul punto,
    dopo l’emissione dell’ordinanza?

    RISPOSTA: Interloquire in che termini?

    DOMANDA: Nei termini che ci siamo detti. Quando lei mi dice: «ex
    post, ho scoperto…».

    RISPOSTA: No, allora.

    DOMANDA: Non gliela volevo dire io.

    RISPOSTA: No, chiarisco una cosa: io di questa vicenda, cioè, che
    questa vicenda fosse andata in una maniera, invece non come
    pensavo io, l’ho scoperto solo a settembre – credo una domenica
    – non ricordo se leggendo «il Giornale» o il «Corriere».
    Cioè, non ricordo se era il «Corriere» che richiamava........

    DOMANDA: Per me è sufficiente.

    RISPOSTA: No, aspetti, se era il «Corriere» che richiamava «il Giornale» o viceversa, che richiamavano un articolo de «l’Espresso»
    del luglio. È lì che, poi, non mi ricordo a ottobre quale
    atto ho dovuto fare, sostanzialmente. Forse era, insomma, non
    mi ricordo. Comunque io, fino a settembre, fino a quando non
    ho visto questo articolo del «Corriere», del «Giornale», ignoravo
    completamente che ci fosse. Perché era luglio, io ero in
    vacanza, che sappia io, «l’Espresso» di luglio non l’avevo letto,
    l’ho scoperto dopo. Non sapevo che c’era stata l’audizione di
    Vardeu, che Vardeu o Ragone era stato convocato a Brescia. Di
    tutto questo non sapevo nulla. E solo a settembre ho detto:
    «Ma che è questa roba?». Cioè, perché la mia convinzione era
    un’altra. Ripeto, avevo autorizzato l’operazione di intercettazione,
    l’ispettore mi dice: «La conversazione è stata anche registrata
    », per me. Quando ho scritto «integrale» è perché riportavo
    esattamente… cioè, non avevo fatto una selezione, avrei
    potuto fare una selezione della prima parte, quella in cui si dice,
    si parla dei politici e, ex post, cioè dopo, Squillante e anche
    Misiani l’hanno spiegata dicendo: «Ma, si parlava di una possibile candidatura di Squillante» e queste cose qua. Quando
    dice: «Parlane, ma lui non ha mai tempo per nessuno», queste
    cose qua. Avrei potuto dire: «Tagliala via», nel senso di non
    metterla, perché tanto non è rilevante ma, invece, dico: «Mettiamo
    tutto, in modo tale che possano…», come dire. Infatti, io
    nei miei atti cerco di mettere sempre tutto, perché per me una
    cosa non ha senso, e poi, magari, per l’indagine. Infatti, ex post,
    Misiani, come spiega, poi, questa faccenda: «Ma, in realtà era
    una cosa partita confidenzialmente», cioè.


    Domande del giudice:

    DOMANDA: Mi scusi, dott. Rossato. La interrompo perché questo
    riguarda il merito di un processo dal quale non voglio, allo
    stato, essere sfiorata.

    RISPOSTA: Sì.

    DOMANDA: Vedremo in seguito.

    RISPOSTA: Solo in questo senso: non ho fatto una selezione per dire:
    «Metto tutto quello che c’è, poi saranno gli altri a dirmi se sarà
    rilevante o non sarà rilevante».

    DOMANDA: Lei ha emesso l’ordinanza il giorno?

    RISPOSTA: 11 marzo, se non ricordo male.

    DOMANDA: Lei ha detto che ha visto e letto la annotazione di questo
    ispettore Vardeu? Prima le è stata…?

    RISPOSTA: Sì, sì, sì. No. Allora.

    DOMANDA: Ha deciso, ha preso le sue decisioni sulla scorta del contenuto di questa annotazione?

    RISPOSTA: Certo, certo.

    DOMANDA: Quindi lo conferma lei? Lo conferma? Di questo è in
    grado di…?

    RISPOSTA: L’ho trascritta pari pari sull’ordinanza.

    DOMANDA: Perfetto. Quindi l’ha trascritta proprio perché era scritta
    qui. Benissimo, volevo solo capire questo.


    Riprende l’esame dell’avvocato difensore Pino:

    DOMANDA: Posso reinserirmi con il riesame? Avrei una domanda.
    C’è il documento che ho proposto in questo momento al dott.
    Rossato, è la relazione di servizio dell’ispettore Ragone. Chiederei
    al teste di leggere le prime due righe per capire se è quello
    il punto a cui si riferisce.

    INTERVENTO DEL PUBBLICO MINISTERO: Mi permetta, signor Giudice,
    il dott. Rossato ha detto: «Ho consultato queste due relazioni,
    una di Vardeu che riguardava la trascrizione di quanto aveva
    sentito e una, invece, dell’ispettore Ragone, che riguardava,
    invece, il pedinamento». In questa relazione si dava atto che la
    conversazione, oltre che ascoltata, era stata anche registrata.
    Basta.

    INTERVENTO DEL GIUDICE: Certo, non c’è bisogno di leggerla, perché
    l’ha già visto il documento e l’ha già riconosciuto.


    Riprende l’esame dell’avvocato difensore Pino:

    DOMANDA: Allora, la domanda, la trasformo: chiedo al dott. Rossato
    se ha inteso che da quella frase, così per come prospettata,
    se ha inteso che l’intera conversazione era stata anche registrata?

    INTERVENTO DEL GIUDICE: Ha già risposto.

    DOMANDA: Ha già risposto positivamente?

    RISPOSTA: Il mio convincimento era quello...........
     
    .
  10. Cham1020
     
    .

    User deleted


    http://web.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/4714.pdf

    Interpellanza parlamentare del 15 ottobre 1996



    Senato della Repubblica – 31 – XIII Legislatura

    60a SEDUTA ASSEMBLEA

    RESOCONTO STENOGRAFICO 15 OTTOBRE 1996


    LA LOGGIA, CENTARO, SCHIFANI. – Al Ministro di grazia e giustizia.

    – Premesso che agli interpellanti risultano i seguenti fatti:
    da articoli apparsi sulla stampa nazionale (L’«Espresso» del 15
    settembre, 1996; «Il Giornale» del 14 settembre 1996,«Il Corriere della
    Sera» del 15 settembre 1996), si apprende che un vice ispettore dello
    SCO, agendo per conto della procura della Repubblica di Milano
    , avrebbe
    annotato su un tavolino di un bar frasi di una conversazione in corso
    il giorno 2 marzo 1996 tra il dottor Renato Squillante, capo dell’ufficio
    dei giudici per le indagini preliminari presso il tribunale di Roma, ed il
    dottor Francesco Misiani, sostituto procuratore della Repubblica presso
    il tribunale di Roma;
    la suddetta conversazione sarebbe stata «origliata» dal vice ispettore
    Vardeu
    , che si sarebbe seduto dietro le due persone indicate riuscendo
    ad ascoltare «parte» del colloquio;
    come sembra dagli articoli di giornale citati, gli appunti redatti
    dal vice ispettore Vardeu sarebbero stati sintetizzati in una «trascrizione
    riassuntiva»;
    tale «trascrizione riassuntiva» è stata posta a fondamento del
    provvedimento di carcerazione cautelare eseguito nei confronti del dottor
    Squillante il giorno 11 marzo 1996;
    nella richiesta di applicazione della custodia carceraria nei confronti
    del dottor Squillante e nel provvedimento applicativo della stessa
    la conversazione presuntivamente intervenuta presso il bar Mandara di
    Roma tra il dottor Squillante ed il sostituto procuratore Francesco Misiani,
    assume un’importanza determinante per la giustificazione di un
    arresto che non ha precedenti nella storia giudiziaria del paese;
    l’intero ragionamento del giudice per le indagini preliminari presso
    il tribunale di Milano, che costituisce la motivazione del provvedimento
    di carcerazione nei confronti del dottor Squillante, è imperniato
    sulla conversazione presuntivamente avvenuta al bar Mandara il giorno
    2 marzo 1996;

    in particolare, in tale provvedimento il giudice dottor Rossato si
    esprime nei termini seguenti: «... la conversazione al bar Mandara da un
    lato chiude il cerchio aperto dalle dichiarazioni originarie del teste,
    dall’altro consente di ritenere che possano essere iniziati ulteriori approfondimenti
    della vicenda di cui ci si occupa
    ...»; «... la straordinaria attivazione
    degli indagati (indotta dall’episodio della scoperta della microspia
    presso il bar Tombini di Roma avvenuta il giorno 21 gennaio 1996),
    diviene ancora più significativa se si osserva che l’interlocutore del 2
    marzo al bar Mandara dimostra di essere perfettamente a conoscenza
    degli aspetti nascosti della vicenda che riguarda Squillante, oggetto di
    indagine»; addirittura il semplice riferimento alla conversazione al bar
    Mandara consente al giudice per le indagini preliminari di affermare
    che «non sembra necessario, al fine di adempiere all’onere di motivazione,
    soffermarsi ulteriormente sul punto, se non per ribadire la sua decisiva
    rilevanza nel procedimento»; «... la chiave di volta per illuminare
    l’intera vicenda è costituita dalla conversazione intercettata il 2 marzo
    1996, alle ore 12, all’interno del bar Mandara tra Squillante ed il magistrato
    individuato dalla polizia, conversazione inquadrata nel contesto
    storico cronologico descritto in premessa. Seppur impropriamente si
    può affermare che essa costituisce una sorta di “confessione mediata” di
    amplissimo contenuto, sia in ordine alla sussistenza di un fatto di corruzione

    (“l’unica cosa che può uscire fuori è un miliardo”), sia in ordine
    all’esistenza di un conto per l’occultamento di fondi (“lo staranno cercando...
    non lo trovano... che c’è questo conto”) sia riguardo alla natura
    dei rapporti tra Squillante e Pacifico (a proposito del conto si dice che
    “ci sono quattro firme” tra cui Pacifico... e pure quello di tua moglie”. È
    da rilevare che queste ultime parole sono pronunciate non da Squillante,
    ma dall’interlocutore, e ciò acquista notevole significato poichè fornisce
    la misura di quale sia il livello di consapevolezza delle vicende,
    esterno alla ristretta cerchia dei protagonisti); la conversazione dà, inoltre,
    conto della natura di rapporti con gli altri coindagati («se la cosa è
    grave prendo la mia famiglia e me ne vado ai tropici... saluto tutti...
    omissis, si tratta dell’imprenditore di cui si è detto all’inizio) e...
    («ma secondo (omissis. 1o avvocato) la cosa non è così»);
    insomma il giudice Rossato fonda il provvedimento di applicazione
    della carcerazione preventiva su gravi indizi di colpevolezza e su esigenze
    cautelari, pericolo di inquinamento probatorio e pericolo di fuga,
    quali desunti dalla conversazione al bar Mandara (da un lato la presunta
    disponibilità di «miliardo» su conti esteri, dall’altro «l’accenno al miliardo
    come massimo che possa essere scoperto» e la giustificazione già
    pronta per legittimare la disponibilità e cioè «l’aver giocato qualche volta
    » ed il riferimento alla presunta intenzione di Squillante di recarsi ai
    «tropici»);
    nella richiesta di custodia cautelare e della relativa ordinanza applicativa
    si dà conto dell’esistenza della registrazione dell’intera conversazione
    al bar Mandara ottenuta mediante intercettazione ambientale
    che sarebbe stata regolarmente autorizzata dal giudice per le indagini
    preliminari dottor Rossato, come si desume, oltre che dal contesto generale
    dell’esposizione degli avvenimenti, anche dai riferimenti espliciti
    contenuti nell’ordinanza custodiale alla «trascrizione integrale della conversazione
    del giorno 2 marzo 1996 ore 12 all’interno del bar Mandara,
    via San Tommaso D’Aquino 127 - Roma »; «alla conversazione intercettata
    il 2 marzo 1996 alle ore 12 all’interno del bar Mandara ... alla «intercettazione
    all’interno del bar Mandara»;
    i riferimenti, impliciti o espliciti, contenuti nell’ordinanza custodiale
    emessa dal giudice di Milano dottor Rossato, all’esistenza
    di una intercettazione ambientale della conversazione sarebbe avvenuta
    il giorno 2 marzo 1996 tra il dottor Squillante ed il dottor Misiani
    presso il bar Mandara di Roma risultano, alla luce di quanto emerso
    e riportato da articoli di giornale, oggettivamente falsi
    ;
    tale falsità è duplice, sia perchè concerne l’esistenza di un’intercettazione
    ambientale in realtà mai avvenuta, sia perchè viene, comunque,
    accreditata l’impressione, contraria al vero, dell’esistenza «di una
    trascrizione integrale» della conversazione, che invece non esiste, poichè
    secondo quanto riportato dagli articoli di giornale citati, la suddetta
    conversazione sarebbe stata oggetto di una doppia semplificazione e sintesi,

    la prima in sede di redazione degli appunti informali predisposti in
    seguito ad «ascolto auricolare» dal vice ispettore Vardeu, che esplicitamente
    ammette nella sua annotazione di servizio di avere potuto ascoltare
    solo «parte» della conversazione, la seconda in sede di redazione
    riassuntiva operata sugli appunti informali del Vardeu
    ; dunque, il provvedimento
    applicativo della custodia carceraria emesso dal giudice per
    le indagini preliminari Rossato il giorno 11 marzo 1996 appare fondato
    su una macroscopica falsificazione della realtà processuale; inoltre, a
    parte il problema processuale dell’inutilizzabilità di acquisizioni probatorie
    macroscopicamente illegittime, quali quelle avvenute presso il bar
    Mandara, non avendo dato conto delle incredibili e rocambolesche modalità
    di «captazione» irrituale della conversazione al bar Mandara, il
    giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Milano ha di
    fatto reso possibile l’elusione di controlli giurisdizionali garantiti dalla
    legge sull’esecuzione dei provvedimenti di carcerazione anticipata, sottraendo
    cioè all’interessato ed ai giudici dell’impugnazione il potere, rispettivamente,
    di contestare e di valutare l’attendibilità di un’acquisizione
    probatoria avvenuta in modo sommario ed arbitrario, senza alcuna
    garanzia di genuinità;

    la stessa Cassazione, chiamata a giudicare sul ricorso proposto
    avverso il provvedimento del giudice Rossato, ha rigettato il ricorso medesimo
    facendo continui riferimenti all’intercettazione ambientale del
    bar Mandara, ritenuta «di particolare valore indiziario» e di «una significativa
    valenza indiziante», «chiave privilegiata di lettura» del contesto
    di rapporti di natura correttiva attribuito dall’accusa all’indagato, tanto
    da costituire «un fatto dotato di inequivoca rilevanza ai fini indiziari e
    di pericolosità de libertate, in termini da rendere attuali presupposti e
    condizioni per l’adozione della misura cautelare»;
    inoltre, la Cassazione ha rigettato le deduzioni difensive dell’indagato
    dirette a censurare la condotta delle autorità procedenti milanesi,
    che non hanno depositato la documentazione relativa alle intercettazioni
    effettuate, fondandosi sull’attestazione del giudice Rossato contenute
    nell’ordinanza custodiale, «di avere preventivamente all’emissione del
    provvedimento ed in modo esauriente esaminato le fonti documentali ed
    accertato l’autenticità delle medesime, nonchè la veridicità della riproduzione
    »;

    a seguito delle contestazioni mosse dal dottor Misiani, chiamato a
    rispondere dinanzi alla commissione disciplinare del Consiglio superiore
    della magistratura, circa il presunto contenuto della conversazione del
    bar Mandara, che non si riconosceva nelle affermazioni e frasi a lui attribuite
    e chiedeva di poter esercitare il suo diritto di difesa ascoltando
    il nastro della registrazione
    , la dottoressa Boccassini, sostituto procuratore
    della Repubblica presso il tribunale di Milano, ha precisato che
    «l’intercettazione» ambientale presso il bar Mandara sarebbe avvenuta
    solo in parte poichè, ad un certo punto, un difetto di funzionamento
    della microspia adibita all’intercettazione, avrebbe reso necessario l’intervento
    «diretto» del vice ispettore Vardeu,
    mobilitatosi prontamente
    per la redazione degli appunti della conversazione in quel momento in
    corso;
    la versione della dottoressa Boccassini contrasta completamente
    con la versione dei fatti indicata dal vice ispettore Vardeu nella propria
    annotazione di servizio nella quale non vi è il minimo accenno, nè alla
    predisposizione di un’operazione di intercettazione ambientale presso il
    bar Mandara il giorno 2 marzo 1996, nè tanto meno ad un mancato
    funzionamento di una microspia;

    allo scopo di suffragare le proprie dichiarazioni al Consiglio superiore
    della magistratura la dottoressa Boccassini ha depositato un nastro
    che a suo dire conterrebbe la registrazione della prima parte della
    conversazione avvenuta presso il bar Mandara;
    tuttavia, in tale registrazione, molto disturbata, non è contenuta
    nessuna delle affermazioni riportate a fondamento della richiesta di applicazione
    della custodia carceraria presentata dalla medesima dottoressa
    Boccassini ed integralmente recepita dal giudice dottor Rossato e
    neppure la voce delle persone intercettate appare univocamente riconducibile
    a quella dei presenti alla conversazione presso il bar
    Mandara;[/color]
    vi è quindi il sospetto di ulteriori falsificazioni processuali attinenti
    alla predisposizione «postuma» di un nastro di registrazione, volutamente
    disturbata ed indecifrabile, al fine di accreditare una versione
    dei fatti diretta a coprire o comunque mascherare la commissione di
    gravissimi abusi investigativi ed illegittimità processuali;
    d’altra parte,
    anche il resto del provvedimento applicativo della carcerazione cautelare
    emesso dal giudice Rossato si fonda sulle dichiarazioni della signora
    Ariosto, che risultano totalmente mendaci e calunniose, come risulta
    dall’incidente probatorio condotto dalla teste dinanzi al giudice per le
    indagini preliminari presso il tribunale di Milano;

    inoltre, nel corso di tale incidente probatorio, è emerso che:
    a) la signora Ariosto ha «recitato» in procura;
    b) le dichiarazioni della testimone sono state rese previa consultazione
    con altra persona (vedi avvocato Dotti) e d’accordo con i pubblici
    ministeri Davigo e Greco della procura di Milano (si veda anche
    quanto riportato nel libro dell’Ariosto);

    c) l’agenda del 1995 della signora Ariosto nella quale erano verosimilmente
    contenute le indicazioni relative agli incontri effettuati per
    la preparazione delle deposizioni della stessa, è oggetto di una misteriosa
    «sparizione» dopo che la signora Ariosto ha con certezza e più volte
    dichiarato di avere consegnato l’agenda alla dottoressa Boccassini, e
    quest’ultima non negando la circostanza di avere ricevuto tale agenda,
    ha dichiarato di averla fatta cercare e di non averla trovata,


    si chiede di sapere:
    di quanto il Governo sia a conoscenza relativamente ai fatti esposti
    e se si intenda adottare tutte le iniziative necessarie ad individuare le
    responsabilità penali e disciplinari di tutti coloro che attraverso deliberate
    e fraudolente falsificazioni delle risultanze processuali hanno reso
    possibile un provvedimento di carcerazione cautelare sine titulo, con effetti,
    tra l’altro, di portata enorme sulle istituzioni giudiziarie;
    se sia ancora tollerabile in un paese che dovrebbe essere democratico
    ed in uno Stato che dovrebbe essere di diritto che un corpo deviato
    della magistratura inquirente giunga all’estremo limite della «fabbricazione»
    della prova d’accusa pur di incriminare persone ritenute a
    priori colpevoli e di ottenere, così, ad ogni costo, la carcerazione
    anticipata
    ;

    per quali ragioni il Ministro di grazia e giustizia, nell’eventuale
    inerzia del Consiglio superiore della magistratura non abbia adottato alcuna
    doverosa iniziativa, immunizzando rispetto a pesantissime responsabilità
    disciplinari e/o penali i vari protagonisti dell’intera vicenda e rimanga
    inerte persino in presenza della «confessione» dei gravi abusi
    commessi, quale quella resa dalla dottoressa Boccassini, in un fax inviato
    allo stesso Consiglio superiore della magistratura nel quale si raccontavano
    gli incredibili avvenimenti sopra descritti.

    (2-00096)
     
    .
9 replies since 14/11/2008, 20:06   521 views
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